MARCIAPIEDI E CARREGGIATE
La querelle sulla pavimentazione delle strade di Firenze (pietra, asfalto, sampietrini o altro) dovrebbe spostarsi sul più essenziale problema dei cosiddetti marciapiedi.
Il marciapiede nelle strade della città vecchia non è da intendersi come il luogo dove "marciano" i pedoni. Esso è in realtà il "piede" della casa, che corrisponde, alla base della facciata, alla gronda del tetto al vertice della medesima. Non si dovrebbe eliminare il piede della facciata, così come a nessuno viene in mente di sopprimere la sporgenza del tetto, a costo di amputare una delle parti essenziali che compongono la facciata medesima. Il cosiddetto marciapiede (che, come si è detto, marciapiede in senso letterale non è) segue l'andamento delle facciate, retto o curvilineo che esso sia. La sua funzione non è altro che quella di salvaguardare la facciata e distanziarla dalla carreggiata percorsa dai carriaggi. La carreggiata infatti anticamente non era lastricata, salvo che in rari casi, e il marciapiede evitava che la polvere e gli schizzi di fango potessero raggiungere facilmente le porte e le finestre dei piani terreni.
Il marciapiede tradizionale è largo normalmente poco più di un metro ed è costituito da lastre di pietra perpendicolari alla facciata, senza che vi sia il bordo posto in senso longitudinale. Questa è la forma e il carattere del marciapiede della strada di Firenze, complemento essenziale alla facciata. Il problema di come realizzare la pavimentazione della carreggiata è assolutamente secondario: nei tempi essa ha conosciuto le più diverse tipologie. L'essenziale è il rispetto del marciapiede come complemento della facciata. Forse le Soprintendenze dovrebbero accorgersi di questa peculiarità che riguarda l'architettura della città, piuttosto che intestardirsi su astratte questioni di principio circa le carreggiate. Si vedono invece alterazioni inammissibili, come, per esempio, la "nuova" Via dei Tornabuoni, dove marciapiedi larghissimi cambiano di misura senza alcun rapporto con gli allineamenti degli edifici e sono costituiti di piccole lastre contenute da un inutile bordo, o come Via dei Martelli in cui i marciapiedi sono incomprensibilmente soppressi e la carreggiata è talmente innovativa che le lastre di pietra che la compongono sono disposte, chissà perché, non a lisca di pesce. A quanto pare le Soprintendenze stanno attente alla carreggiata di Via Micheli, magari lasciando al geometra del Comune la libertà di realizzare il marciapiede a suo piacimento, e non sono capaci di mettere a fuoco il problema della morfologia della strada in rapporto agli edifici che la fronteggiano.
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