domenica 28 settembre 2014

OF, l'Opera di Firenze

Fra le “storie” di questa città, un posto particolare spetta anche al nuovo Teatro dell’Opera che si è voluto chiamare OF, Opera di Firenze, per evitare la definizione di Teatro che all’estero non si usa per le “Opera houses”.  Il problema di questa nuova Opera, dopo le sue multiple inaugurazioni, sta in alcune anomalie che vengono rilevate dal pubblico, ma che sono del tutto ignorate sia dagli interni al teatro che dagli addetti ai lavori, cioè critici e giornalisti. Strano, poiché quest’opera architettonica è una delle pochissime grandi opere che la città ha avuto in dotazione da un secolo, e mi riferisco allo Stadio Comunale (1930/1932), alla Stazione ferroviaria (1932/1934) e, a distanza di molti decenni, al Palazzo di Giustizia (2000/2012). Questo faraonico complesso teatrale, inaugurato nel 2011 e ancora incompleto, non ha tuttora ricevuto alcuna critica, sia sul piano architettonico che su quello funzionale, mentre critiche anche feroci furono a suo tempo rivolte alle grandi strutture sopra ricordate (fa eccezione soltanto lo stadio “Giovanni Berta” che è sempre stato apprezzato, anche se poi gli sono state apportate modifiche che hanno snaturato l’opera originaria dell’Ingegner Nervi).

Su questo teatro niente è stato detto sul fatto che a differenza di teatri storici o moderni, la sala principale è tale che dalla platea non ci si accorga neppure che esistano galleria e palchi (cosiddetti) e che dalla galleria non si riesca a comunicare visivamente con chi sta in platea, a scapito della funzione socializzante che ogni teatro dovrebbe avere. Ma cosa ancor più grave è che dalla galleria, quando si svolge l’opera, non si vede l’orchestra in buca, mentre si sa che i fanatici della galleria si compiacciono soprattutto di poter dominare dall’alto gli interventi di maestro e strumentisti.

Nessuno poi ha osservato che in questo teatro, non ancora completato delle strutture di palcoscenico, si mantiene la scenografia di un’opera in corso di esecuzione e che di conseguenza i concerti che s’interpongono fra le varie repliche dell’opera si svolgono sulla fossa orchestrale rialzata. Il risultato è che il pubblico della galleria si deve accontentare di ascoltare senza poter vedere il direttore e il solista. Insomma una situazione inaccettabile. Al concerto Abbado/Urmana dello scorso 27 settembre, quelli della galleria durante l'intervallo si muovevano per cercare inutilmente un posto da cui vedere oltre che sentire. Infatti dell'orchestra collocata sopra la fossa si vedeva soltanto l'ultima fila degli ottoni. Per vedere il gesto del Direttore e il volto della cantante si doveva stare in piedi. Ma nessuno di quelli del teatro sembra rendersi conto dell'orrore, mentre i giornalisti che non ne parlano temono forse di fare la fine del povero Isotta a cui il Soprintendente della Scala ha negato l'accesso al teatro. Un teatro che sembra fatto per gli interni e per compiacenti addetti ai lavori; il pubblico si arrangi. Non sarebbe invece il caso che i responsabili (?) del teatro, viste le circostanze, ma anche i disgraziati errori di progettazione, si attivassero per cercare di risolvere questi problemi, smontando e rimontando le scenografie in modo da poter consentire all’orchestra impegnata nei concerti di alloggiare sul palcoscenico e non sopra la buca, oppure programmando gli eventi in modo da non sovrapporre opere e concerti fra loro?


Che dire poi del fatto che, a differenza di quanto avveniva nella vecchia sala di Corso Italia dove i soprattitoli erano perfettamente leggibili, a tutt’oggi nel nuovo OF è ancora arduo leggerli, se non schermandosi gli occhi col programma di sala? O leggi i titoli o guardi la scena, a scelta. E poi, in quale altro teatro del mondo si riceve la contromarca, non per andar fuori a fumare, ma semplicemente per restare nel foyer?

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