A dire il vero questo testo che sto per inserire non ha niente a che vedere con il titolo del mio blog "Storie di una città". Il fatto è che sono lontanissimo dalla città di cui mi compiaccio di dirne le storie (si badi bene, storie, non storia). Allora in questo lontano luogo, una cittadina dello Sri Lanka che si chiama Matara, che ho in certo qual modo eletto a mia seconda, temporanea, residenza, mi capita di dovermi distrarre con la visione di qualche vecchio film sul mio prezioso Mac Book. I miei interventi sul blog non li legge nessuno, o quasi, perciò mi consento, senza dover disturbare troppa gente, di servirmene per registrare l'impressione ricevuta con la visione di "8 e 1/2" di Fellini (1962). Cosa mi succede? Non mi piacciono più i grandi maestri? L'altro ieri è toccato a Rossellini, il cui "Era notte a Roma" (1960) mi ha fatto uscir dai gangheri. Non era andata molto meglio a "Vaghe stelle dell'Orsa" (Visconti, 1965, ambientato in una improbabile Volterra goticheggiante). Ma "8 e 1/2" non è altro che una grande lunghissima masturbazione di Federico, un ritratto di se stesso affidato all’insopportabile Mastroianni. L’unico personaggio accettabile è quello del grillo parlante di Rossella Falk, con la differenza che il Pinocchio del caso, oltre che bugiardo, è anche sessista, egoista, antipatico e indifferente agli altri. Però, con tutti questi limiti e difetti, il regista, rappresentando se stesso, è riuscito ancora una volta, ma ancora per poco, a far centro.
Stamani sono stato a Messa. ma la durata di 1 ora e 40 minuti mi è sembrata eccessiva, anche per l’enfatica (per me incomprensibile) predica di 25 minuti del sacerdote. Come al solito, meglio il popolo che i preti. Tutti composti, le donne con il velo, la comunione presa in ginocchio e sulla bocca, canti e risposte coralmente intonati, anche se su ritmi che si possono accettare solo considerando l’esotismo del contesto. Vero è, come qualcuno ha scritto, che ci sono più cattolici praticanti in Sri Lanka che in Italia.
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