Fra
le “storie” di questa città, un posto particolare spetta anche al nuovo Teatro
dell’Opera che si è voluto chiamare OF, Opera di Firenze, per evitare la
definizione di Teatro che all’estero non si usa per le “Opera houses”. Il problema di questa nuova Opera, dopo le
sue multiple inaugurazioni, sta in alcune anomalie che vengono rilevate dal
pubblico, ma che sono del tutto ignorate sia dagli interni al teatro che dagli
addetti ai lavori, cioè critici e giornalisti. Strano, poiché quest’opera
architettonica è una delle pochissime grandi opere che la città ha avuto in
dotazione da un secolo, e mi riferisco allo Stadio Comunale (1930/1932), alla
Stazione ferroviaria (1932/1934) e, a distanza di molti decenni, al Palazzo di
Giustizia (2000/2012). Questo faraonico complesso teatrale, inaugurato nel 2011
e ancora incompleto, non ha tuttora
ricevuto alcuna critica, sia sul piano architettonico che su quello funzionale,
mentre critiche anche feroci furono a suo tempo rivolte alle grandi strutture
sopra ricordate (fa eccezione soltanto lo stadio “Giovanni Berta” che è sempre
stato apprezzato, anche se poi gli sono state apportate modifiche che hanno
snaturato l’opera originaria dell’Ingegner Nervi).
Su
questo teatro niente è stato detto sul fatto che a differenza di teatri storici
o moderni, la sala principale è tale che dalla platea non ci
si accorga neppure che esistano galleria e palchi (cosiddetti) e che dalla
galleria non si riesca a comunicare visivamente con chi sta in platea, a scapito della funzione socializzante che ogni teatro dovrebbe avere. Ma cosa ancor più grave è che dalla galleria, quando si svolge
l’opera, non si vede l’orchestra in buca, mentre si sa che i fanatici della
galleria si compiacciono soprattutto di poter dominare dall’alto gli interventi
di maestro e strumentisti.
Nessuno
poi ha osservato che in questo teatro, non ancora completato delle strutture di
palcoscenico, si mantiene la scenografia di un’opera in corso di esecuzione e
che di conseguenza i concerti che s’interpongono fra le varie repliche
dell’opera si svolgono sulla fossa orchestrale rialzata. Il risultato è che il
pubblico della galleria si deve accontentare di ascoltare senza poter vedere il
direttore e il solista. Insomma una situazione inaccettabile. Al concerto Abbado/Urmana dello
scorso 27 settembre, quelli della galleria durante l'intervallo si muovevano
per cercare inutilmente un posto da cui vedere oltre che sentire. Infatti
dell'orchestra collocata sopra la fossa si vedeva soltanto l'ultima fila degli
ottoni. Per vedere il gesto del Direttore e il volto della cantante si doveva
stare in piedi. Ma nessuno di quelli del teatro sembra rendersi conto
dell'orrore, mentre i giornalisti che non ne parlano temono forse di fare la
fine del povero Isotta a cui il Soprintendente della Scala ha negato l'accesso
al teatro. Un teatro che sembra fatto per gli interni e per compiacenti addetti
ai lavori; il pubblico si arrangi. Non sarebbe invece il caso che i
responsabili (?) del teatro, viste le circostanze, ma anche i disgraziati
errori di progettazione, si attivassero per cercare di risolvere questi
problemi, smontando e rimontando le scenografie in modo da poter consentire
all’orchestra impegnata nei concerti di alloggiare sul palcoscenico e non sopra
la buca, oppure programmando gli eventi in modo da non sovrapporre opere e
concerti fra loro?
Che
dire poi del fatto che, a differenza di quanto avveniva nella vecchia sala di
Corso Italia dove i soprattitoli erano perfettamente leggibili, a tutt’oggi nel nuovo OF è ancora arduo leggerli, se non schermandosi gli occhi col
programma di sala? O leggi i titoli o guardi la scena, a scelta. E poi, in
quale altro teatro del mondo si riceve la contromarca, non per andar fuori a
fumare, ma semplicemente per restare nel foyer?