domenica 20 luglio 2014

Com'era e dov'era, fin dall'Unità d'Italia.

Altro che la Casta dei Magistrati. Fatte le debite differenze, che cos'è quella dei Soprintendenti (ai beni artistici, ai beni storici e architettonici ecc,) se non una Casta? Basta vedere come reagiscono (un po' alla volta) al progetto del Ministero ai beni culturali di introdurre la figura del manager alla gestione dei musei italiani. Un importante personaggio, che è stato Soprintendente ad un Polo Museale ed è poi diventato il grande direttore dei musei di uno stato straniero, ha definito il progetto ministeriale una "macelleria". 
A quanto pare tutto va ben, madama la marchesa. Ma come si fa a pretendere di mantenere tutto com'era e dov'era? Come nel XIX secolo hanno creato le strutture museali che sono andate bene per duecent'anni, nel XXI secolo si potrà ben pensare a rimodellare e riorganizzare un sistema oggi desueto e incapace di sostenere la nuova pressione turistica. Dice niente la scalinata e l'ingresso del Metropolitan Museum di New York?
Parlando della Galleria dell'Accademia: che senso ha OGGI, lo spezzettamento all'interno dello stesso isolato fra la Galleria, il loggiato dell'antico ospedale di San Matteo in Piazza San Marco con il relativo chiostro, il Conservatorio Cherubini, il Museo delle Pietre Dure, senza alcun progetto alternativo, eventuali trasferimenti compresi? Il tutto per fare entrare il turista in galleria attraverso un usciolino che al massimo potrebbe introdurre ai servizi igienici. E una coda che comincia in Via degli Alfani e gira per la Piazzetta delle Belle Arti (poco belle, in verità, imbrattate da chewing gum e scritte sui muri) e arriva finalmente all'usciolino predetto. 
Nella Basilica di San Lorenzo si paga 1) un biglietto per entrare in chiesa, 2) un altro biglietto per vedere il pulpito donatelliano testé restaurato e rinchiuso in un sarcofago oscuro e protetto da un tornello, 3) per vedere e (non) capire il rapporto fra le due sagrestie, uscire, girare l'angolo, pagare un terzo biglietto e passare dai sotterranei prima di trovarsi dentro un'incomprensibile struttura architettonica contenente due tombe medicee, appunto la Sagrestia Nuova che in quel contesto non appare più per quello che è, appunto una sagrestia che fa pendant con la Sagrestia Vecchia di Brunelleschi. Nessun collegamento con l'altro capolavoro di Michelangelo, la Biblioteca Mediceo Laurenziana. Chiedete cose ne dicono la Bietti e l'Acidini; rispondono che è così dall'Unità d'Italia. Infatti, viene da dire.
Un funzionario della Soprintendenza fiorentina, che per aver superato un concorso molti anni fa ha poi scalato tutti i gradini della burocrazia statale, è diventato direttore del "Museo di Orsanmichele", dove, al primo piano ha trasferito le statue che in origine stavano nelle nicchie delle tre facciate. Le statue collocate l'una accanto all'altra, senza alcun riferimento ai contesti di cui facevano parte, sembrano statuine di un museo delle cere, o fantocci pronti per il tiro al bersaglio. Basta vedere i Quattro Santi Coronati non più costretti dentro la loro nicchia ma lasciati liberi di fluttuare nell'aria e fuori scala rispetto alle statue che li affiancano.
Basta così? Viene voglia di aspettare i supermanager, come del resto pare augurarsi il nuovo direttore della Galleria Palatina.